L'oasi di Ninfa - Associazione Pro Loco Sermoneta

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L’oasi di Ninfa , la cui gestione naturalistica è affidata al WWF e alla LIPU, istituita nel 1973, comprende nei suoi 185 ettari zone rupicole, boschi coltivati, un piccolo lago e uno dei giardini più belli del mondo creato tra le rovine dell’antica città di Ninfa. Queste sorgono nelle vicinanze di un laghetto da cui nasce il fiume Ninfa, sulle cui sponde in epoca romana sorgeva un tempio dedicato alle ninfe, nella credenza pagana le ninfe, infatti, furono spiriti femminili della natura, che rappresentavano il potere divino dei monti, delle acque e dei boschi. La città vera e propria nacque solo dopo che Papa Zaccaria ebbe in dono, verso la metà dell'VIII sec., le ampie proprietà agricole di Norma e Ninfa. Solo ad allora, infatti, Ninfa, posta al centro di una grande rete viaria precedente alla costruzione dell’ Appia, cominciò a trasformarsi da tenuta di campagna ad agglomerato urbano. Il fatto che essa sorgesse nei pressi della strada pedomontana che portava a Sud (la via consolare Appia era impercorribile per la palude), dette a Ninfa il potere di imporre un pedaggio a chi passava e di divenire polo strategico locale. Già nel 1159 era ricca di case e di chiese; tanto che Rolando Bandinelli, papa in pectore, per fuggire alle persecuzioni dei Colonna alleati di Federico Barbarossa, si rifugiò a Ninfa, dove fu consacrato Papa con il nome di Alessandro III nella chiesa di Santa Maria Maggiore, di cui attualmente restano solo le rovine. Nel 1207 a causa delle ripetute discordie sorte tra sermonetani, setini e ninfani, Innocenzio III tolse il feudo ai Frangipani e lo concesse al cugino Giacomo Conti, che ricevette anche l’incarico di placare le lotte. La pace però durò poco per questo nel 1213 intervenne anche il vescovo di Velletri. Approfittando di questa situazione la famiglia Colonna riuscì ad impadronirsi per via illegale della città, che gli fu tolta in seguito dai Caetani. Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII, infatti, acquistò la città dagli Annibaldi, nel 1297, insieme ai ducati di Norma, Sermoneta e San Donato.

Alla città che già possedeva un ampio palazzo comunale (costituito da una sala a volta con colonna centrale e ricchi affreschi), chiese, case, strade e botteghe artigiane e commerciali i Caetani aggiunsero un’ampia cinta muraria e la maestosa torre alta trentadue metri che tuttora domina il laghetto. La costruzione del muro che, facendo da argine alle acque, crea il romantico specchio d'acqua risale inoltre alla fine del secolo. Le fortune di Ninfa durarono fino al febbraio 1382: in quell'anno, travolta da lotte fratricide, che culminarono nello scisma d'occidente, attuato a Fondi (Latina) da Onorato Caetani con la proclamazione di Clemente VII ad antipapa (1378), Ninfa fu totalmente distrutta, e non fu mai più ricostruita. La malaria fece il resto disperdendo i pochi contadini che erano rimasti sul posto. Alla fine del XV secolo di Ninfa esisteva solo il ricordo, tanto che nell'Ottocento il Gregorovius, visitandola, ebbe a chiamarla la "Pompei del medioevo“. La rinascita di quest'area è dovuta a Gelasio Caetani, che nel 1921 iniziò la bonifica della zona e il restauro dei ruderi avviando l'insediamento di alcune specie botaniche, sotto la guida della madre. L'opera di Gelasio fu proseguita dal fratello Roffredo, dalla moglie di questi, Marguerite Chapin Caetani e dalla figlia Leila Caetani Howard. Il giardino è, dunque, il frutto di amorose cure e di geniali interventi botanici, che un microclima particolare ha esaltato: il sito di Ninfa, difatti, è protetto a Nord dalla sovrastante rupe di Norma, mentre il fiume che ha qui origine, fa da infallibile regolatore termico. Hanno, perciò, attecchito e seguono ormai un tranquillo ciclo vitale specie botaniche qui importate da ogni regione climatica del mondo. Nel gennaio 1977 Leila Caetani moriva senza eredi. Con lei si estingueva dopo oltre 700 anni il casato. Per evitare la dispersione di un patrimonio naturale e culturale così grande, donna Leila, quando era ancora in vita, istituì la Fondazione "Roffredo Caetani di Sermoneta", alla quale intestò la proprietà: un'azienda agricola, Ninfa e il castello di Sermoneta.

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